IL VECCHIO E IL MARE

1 Settembre 2010

L’ appuntamento era per quella notte.
Da giorni, al solo pensiero di cosa mi sarebbe capitato da lì a poco, fremevo, non riuscivo a staccare la mente da quell’ affare, già una volta era saltato e questa volta non potevano peremetterci intoppi.
Convincere Mario ad accompagnarmi, fu un gioco da ragazzi.
Quella sera l’ uomo mi aveva mandato a dire da mio figlio che ci saremmo visti alle quattro, di fronte al magazzino.
Non stavo più nella pelle, fumavo nervosamente e eccitato, sottovoce, ripassavo le cose che avrei dovuto fare non appena arrivato al deposito: prepare gli insidiosi zuccherini, riempire il serbatoio di gasolio, prendere una lampada… No, non sarebbe stato abbastanza prudente, la luna era alta nel cielo, ce la saremmo fatta bastare.
Fu un un attimo, non so bene nemmeno come successe, ma un’ansia tagliente mi assalì, come mai mi era capitato prima.
Quell’ uomo, a cui ora mi stavamo raffidando, aveva mai osato tanto prima di allora? Sarebbe stato in grado?
I suoi silenziosi sorrosi fin da subito mi avevano rassicurato, ma ora con una ancestrale inquietudine mi chiedevo cosa celasse quell’ uomo di poche parole, dietro quegli occhi scuri, arrossati dal vento?
Era estate, non mi ero portato nè giacche nè maglie pesanti con me, sebbene questa sera ne avessi un estremo bisogno.
Nel buio della notte afferrai l’ unica maglia appoggiata sulla poltrona della camera, non era sicuramente mia, ma la avrei usata lo stesso.
Uscito di casa l’ aria pungente mi penetrò nelle narici, la indossai.
Le maniche rosa mi arrivavo ai gomiti, il mio petto sformava i piccoli fiorellini bianchi disegnati sul tessuto felmato.
Infilai anche il cappuccio e ora una cornice di pizzo rosa mi incorniciava il volto.
Sembravo una checca, pensai, se qualcosa fosse andato storto, l’ indomani mi avrebbero trovato così…
Mario rideva.
La vernice del portone del magazzino era sfogliata, forse il sole, forse la salsedine, l’ uomo era chino proprio lì davanti e visto da lontano sembrava un piccolo caron dimonio pronto a traghettare le anime dei dannati.
Come in un flash forward di un film dell’ orrore gli occhi mi si riempirono di immagini, l’ uomo, sulla prua della nave, teso verso l’ acqua, urlava e mentre urlava ci insultava e prometteva di ucciderci appena raggiunto il mare aperto, io e mario schiacciati sulla poppa della nave eravamo atterriti, la tensione mi giocava sempre il solito brutto scherzo e sapevo bene che se fossi uscito vivo da quell’ inferno, mia moglie si sarebbe arrabbiata come sempre nel trovare l’ ennesima sgommata nelle mutande.
Avvolto nella mia felpa da checca imploravo aiuto, mario mi guardava immobile, senza nemmeno il fiato per parlare.


ti ti ti, ti ti ti
apro gli occhi
sono le quattro
lei nemmeno ha sentito il suono della sveglia
la lascio dormire,
vado a pescare con Zordano e Mario.
Forse era il caso che ieri sera la pizza, con peperoni, salsiccia, wurstel, pecorino, scamorzia, e mascarpone, non la prendessi.
Mi infilo la felpa, di mia moglie e esco a pescare.
Mi sbatto la porta alle spalle e sorrido pensando… oggi si mangia pesce fresco!


sms delle ore 11,30
burlicchio, siete tornati vivi?
sms delle ore 11,32
oh imbecilli sono tornato si, fantastico e non sai che pesca grossa
sms delle ore 11,34
saraghi? squali? murene?
sms delle ore 11,35
un totanino




Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale





FROM FOTOLOG

    2 Comments

  • burli
    1 Settembre 2010
    Reply

    l’unica volta in vita tua che m’hai fatto ride per davvero!!!
    son piegato

    cmq eri partita benissimo poi sei un po’ scaduta sul finale ma un po’ tutti i “libri” fanno quella fine li’…

    • Caju
      2 Settembre 2010
      Reply

      in realtà Burlicchio ti faccio ridere sempre IO e mi ami pure, mentre io amo tuo figlio consapevole che tua moglie presto mi ucciderà!

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